Legambiente dopo il “pasticcio” europeo che considera gas e nucleare come risorse green:
“Errore imperdonabile, la regione Emilia-Romagna prenda le distanze”
“Non usciremo mai dalla crisi climatica e dalla crisi sociale se non facciamo subito scelte giuste e coerenti”
“Tutte le risorse economiche e sociali devono essere indirizzate alle rinnovabili”
Legambiente commenta con forte preoccupazione le recenti vicende che hanno visto da una parte l’UE inserire il gas ed il nucleare tra le energie “green”, e dall’altra l’Italia per i contenuti del “Manifesto lavoro ed energia per una transizione sostenibile” che si propone di considerare il gas come una risorsa energetica sostenibile.
Un gravissimo errore su cui si insidiamo altrettanti pericoli, come ad esempio la possibilità che progetti legati ancora alle fossili possano trovare un’occasione di finanziamento all’interno del PNRR.
Senza dimenticare il Pitesai (Piano per la transizione ecologica e sostenibile delle aree idonee) che non risulta ancora definito e le cui premesse, anche recenti, non fanno presagire nulla di buono sulla possibilità che vegano fattivamente limitate le estrazioni di idrocarburi.
“Preoccupano anche le rapide reazioni emerse dal territorio” – commenta Legambiente – Dal ravennate si è già sollevata una ola da parte del settore estrattivista e della politica che lo sostiene. Tutti sono già pronti per ricominciare a trivellare, e Davide Tabarelli, presidente di Nomisma energia, non perde occasione di sostenere tesi fuori dal tempo, dimostrando quanto sia estraneo al suo vocabolario il concetto di crisi climatica”.
Una strategia, quella dell’estrazione del gas, che verrebbe affiancata dalle tecnologie di stoccaggio del carbonio il cui progetto a Ravenna è stato bocciato dall’UE, ma su cui pare invece che troverà finanziamenti pubblici dalla Legge di Bilancio. Soldi pubblici che secondo Legambiente sono completamente sprecati a danno della collettività.
“È evidente che l’attuale Governo non ha la minima intenzione di perseguire una vera transizione ecologica, ma piuttosto dare risposte concrete agli interessi degli industriali”.
Secondo l’associazione ambientalista pensare di rilanciare le attività estrattive raddoppiando addirittura la produzione nazionale di gas rappresenterebbe un errore imperdonabile per gli obiettivi climatici al 2030 e 2050. Da qui l’appello alla politica locale, in particolare della regione Emilia-Romagna, affinché prenda nettamente le distanze da queste decisioni.
“Se la regione Emilia-Romagna ha intenzione di raggiungere il 100% di rinnovabile al 2035, a cosa serve continuare ad estrarre al gas?”- si domandano gli ambientalisti.
Eppure sul territorio troviamo avviati nuovi progetti estrattivi come la recentissima messa in produzione del pozzo Longanesi nella bassa Romagna, ed il rischio che vengano realizzati nuovi impianti sulla concessione Teodorico al largo delle costa emiliano romagnola, oppure la realizzazione dei nuovi gasdotti della linea adriatica, sempre a firma del ministro Cingolani.
“L’unica via possibile è quella di promuovere politiche per fermare ogni nuova attività estrattiva, ridurre i consumi di gas e direzionare tutte le risorse verso una programmazione incentrata sulle rinnovabili. Ci auguriamo che l’Emilia-Romagna in sede di Conferenze Stato-Regioni faccia valere questi obiettivi abbandonando gas e nucleare.” – conclude.