Legambiente Emilia-Romagna esprime dissenso sulla messa in produzione di nuovi pozzi in Adriatico e a terra da parte del Ministero
In mare si avviano nuove trivelle, mentre l’eolico avanza con fatica: non è questa la transizione Ecologica
Legambiente interviene e contesta la notizia che vede il MiTE riprendere la stagione delle estrazioni di idrocarburi, quando allo stesso tempo i due progetti di rinnovabili di fronte alle coste romagnole sembrano avanzare lentamente.
È di alcuni giorni fa, infatti, la notizia secondo cui il neo Ministero della Transizione Ecologica (MiTE) avrebbe approvato nel Mar Mediterraneo alcuni rinnovi di concessioni di coltivazione per l’estrazione di idrocarburi, alcuni progetti di messa in produzione di pozzi già realizzati e la perforazione di nuovi pozzi in aree di coltivazione già autorizzate.
Nello specifico, in Emilia-Romagna avanzano 8 nuovi pozzi e una messa in produzione dell’esistente su concessioni a terra e a mare: 2 nuovi pozzi a mare sulla concessione di coltivazione “d 40 A.C-.PY” denominata “Teodorico” e interessante il tratto di mare tra Ravenna e Rovigo, 6 nuovi pozzi estrattivi nel modenese e un pozzo nel bolognese.
Una scelta incomprensibile rispetto quelli che dovrebbero essere gli obiettivi del MiTE: su tutti, quello di facilitare e semplificare la corsa al rinnovabile per il nostro paese. Ancora più incoerente se si analizza il fatto che nel frattempo l’eolico in Emilia-Romagna avanza a rilento sia sul fronte ravennate che su quello riminese e su cui lo stesso Ministero dovrebbe accelerare.
Dunque le fossili avanzano mentre le rinnovabili si muovono con lentezza. Assurdi gli incomprensibili ritardi autorizzativi sull’impianto eolico off-shore di fronte a Ravenna a seguito di richieste integrative discutibili da parte dello stesso Ministero.
Legambiente ricorda che il progetto “Agnes” dovrebbe vedere la realizzazione di un impianto eolico offshore insieme a fotovoltaico galleggiante per complessivi 620 MW di potenza. Allo stesso modo fortemente contrastato risulta l’altra proposta di eolico di fronte al riminese.
Inoltre, all’interno del DL semplificazioni erano stati accolti emendamenti finalizzati a semplificare il progetto di Carbon Capture and Storage di Eni a Ravenna.
“È necessario attrezzarsi fin da subito per mettere ben in chiaro la direzione da intraprendere senza dare spazio all’ulteriore avanzata del fossile. – commenta Legambiente Emilia-Romagna – È inconcepibile che venga tranquillamente conferito nuovo slancio ad alcune attività estrattive senza che venga mantenuto il passo sul fronte del rinnovabile”.
Secondo Legambiente, per individuare una direzione precisa a livello nazionale, è necessario che anche da parte della politica regionale e locale non emergano più ambiguità sulla direzione da intraprendere: una exit strategy dalle trivellazioni che darebbe il via a un’emancipazione definitiva dalle fonti fossili nel nostro Paese. Una scelta che sfrutterebbe al meglio anche le risorse del Next Generation EU.
Legambiente Emilia-Romagna commenta anche il recente cambio di veste della Offshore Mediterranean Conference – evento che si tiene già da diverse edizioni a Ravenna – in: “MED Energy Conference” a tema “Ripensare l’energia insieme: creare alleanze per un futuro energetico sostenibile”. Un cambio di veste che deve però corrispondere anche ad un effettivo cambio di contenuti e di visione, perché non si tratti di mero greenwashing.
“Le semplificazioni devono essere realizzate guardando alle rinnovabili. Le fonti fossili, invece, vanno lasciate nel sottosuolo: solo così si potrà realizzare una vera Transizione Ecologica e perseguire l’obiettivo europeo del conseguimento della neutralità climatica entro il 2050”. – conclude.