Proposta di superstrada E55 per collegare Ravenna a Mestre: ferita che colpirebbe una delle aree più preziose della regione e su cui c’è il parere contrario del Parco
L’Assessore Corsini propone un’opera che il suo predecessore Donini, si era vantato di avere depennato?
L’Europa chiama ad investire nel Green Deal e nella transizione ecologica: in Emilia Romagna cosa facciamo?
L’Assessore Regionale Corsini ha presentato qualche settimana fa alla stampa il progetto della “nuova” superstrada E55 che collegherebbe Ravenna a Mestre, e taglierebbe in due la Zona di Protezione Speciale “Valle del Mezzano”. Un’opera devastante che sembra avere l’avallo del Ministro De Micheli.
Sarebbe un voltafaccia incredibile dato che nel 2015 il precedente Assessore regionale Donini (con Ministro Del Rio) aveva tolto il progetto autostradale dalle priorità regionali, rivendicandola come una scelta ambientalmente virtuosa. Oggi invece Corsini ripropone l’opera con stessi impatti e senza nemmeno il pedaggio, definendola “la viabilità del futuro”.
Ricordiamo che si tratta, invece, di un progetto vecchio, nato 30 anni fa, che ferisce una delle aree naturali più preziose d’Italia, e che ha già incassato il parere negativo del Parco del Delta Po.
“Stupisce che a proporre un simile disastro di area naturale sia l’Assessore che ha la delega anche al turismo e che – riguardo la mobilità – dovrebbe avere l’obiettivo di ridurre il traffico veicolare e le emissioni.”
Si tratterebbe di un’opera dagli impatti enormi e non necessaria. Un nastro d’asfalto imponente (4 corsie), che necessariamente dovrà essere realizzato ad una quota superiore al livello del mare per essere messo in sicurezza rispetto alle prevedibili ingressioni marine e/o esondazioni. Dunque dall’impatto paesaggistico rilevante e con ripercussioni ancor più gravi per consumo di suolo e impatti naturalistici.
L’area del Mezzano, infatti, è costituita da 18 mila ettari senza insediamenti, nati per mano dell’uomo che ha bonificato il territorio delle acque salse nel 1957, creando un habitat unico. L’area è riconosciuta dall’Italia e dalla Unione Europea quale Zona di Protezione Speciale (ZPS) secondo la Direttiva comunitaria “Uccelli”, ed è stata scelta per l’attuazione del progetto europeo LIFE Perdix per la reintroduzione di una specie estinta in natura, la Starna italica. E’ un’area che la Provincia di Ferrara ha espressamente dedicato a conduzione agricola e per consentire la tutela e l’incremento di flora e fauna selvatiche.
Il “nuovo” progetto spaccherebbe a metà la ZPS, con penalizzazione dell’agricoltura, difficoltà per fauna e flora selvatiche e facendo in sostanza carta straccia degli impegni internazionali assunti.
Relativamente al progetto, il Parco del Delta del Po ha dato parere negativo, in quanto la nuova realizzazione produrrebbe una barriera tale da impedire e limitare fortemente l’efficacia dei corridoi ecologici nell’intero territorio.
Dal punto di vista viabilistico l’opera non è necessaria ed anche in contrasto con le esigenze attuali: sono trent’anni che viene promesso il completamento della SS 16 Adriatica, mancando solo 30 km tra Ravenna e Argenta per collegarsi con la superstrada Portomaggiore-Ferrara; intervento finanziato due anni fa e di cui non si parla più.
L’Unione Europea ha chiaramente indicato che i fondi per il PNRR non potranno andare a danno dell’ambiente, e chiediamo che vengano usati in Italia e nella nostra Regione per la mobilità sostenibile. La Regione ha fissato questi obiettivi nel recente Patto per il Lavoro. Occorre dunque abbandonare i vecchi progetti di opere stradali, accelerando invece per completare e rafforzare il disegno e la rete del trasporto sostenibile. Fin da subito le ingenti risorse della E55 potrebbero essere destinate a migliorare il trasporto ferroviario e il completamento dell’idrovia.
“Il futuro del Delta del Po è nella valorizzazione e fruizione turistica dell’ambiente naturale, unico a scala europea, e negli investimenti per la transizione ecologica delle attività economiche presenti. Anche per questo occorre arrivare presto ad una gestione unitaria delle aree protette presenti nelle province di Ravenna, Ferrara e Rovigo, non realizzare un nuovo muro che divide e separa”.
“Le due diverse visioni non possono stare in campo contemporaneamente e la Regione deve scegliere quale portare avanti. L’ Emilia Romagna ha avuto la fortuna di avere un grande intellettuale, Giorgio Bassani, ed un movimento ambientalista che hanno saputo assieme fare vedere il miglior futuro per questo territorio, convincendo i decisori politici di allora a far nascere il Parco del Delta del Po. Oggi la politica è chiamata a farlo crescere, non a vanificare o distruggere quella visione.”