Ravenna rimane il primo comune in regione in termini di valore assoluto di suolo consumato con complessivi 6911 ha e un tasso di 276 mq/giorno. Serve una forte discontinuità col passato e la rinuncia alle vecchie pianificazioni per salvare il nostro territorio.
Non si ferma il consumo di suolo a Ravenna anche per il 2019, che dal rapporto di ISPRA si attesta un incremento di ulteriori 10,06 ha di suolo consumato sul territorio comunale e 21,4 ha considerando invece tutta la provincia.
“Valori ancora insostenibili, che non manifestano rallentamenti rilevanti in discontinuità con le pianificazioni del passato. La preoccupazione però è che molto ancora debba concretizzarsi in termini di nuove urbanizzazioni”.
Da questo le nostre preoccupazioni rispetto i nuovi progetti urbanistici che rischiano di essere attuati: nuovi centri commerciali, nuovi insediamenti abitativi anche sulla costa ed ora anche nuove strade rischiano di aggravare fortemente un territorio che già ha dato in termini di consumo di suolo.
Citando un elenco sicuramente non esaustivo, sono il PUA di Lido di Classe e del quartiere San Giuseppe, nuove urbanizzazioni a Casalborsetti, ulteriori lottizzazioni a Lido di Savio per strade ed appartamenti e la recente proposta di collegamento stradale tra Ravenna e Venezia. Insomma non c’è pace per il consumo di territorio nel ravennate.
Alcune di queste pianificazioni sono sicuramente eredità del passato, ma nulla si sta facendo per ostacolarle.
Il nostro appello è quindi rivolto alla politica locale a non procrastinare gli impegni per il raggiungimento del consumo di suolo a saldo zero. Un percorso che deve essere accelerato dalla definizione del nuovo PUG e l’abbandono dei vecchi progetti non in linea con l’idea di un’urbanistica resiliente agli effetti dell’Emergenza Climatica.
Ritardi che rischiano oltretutto di manifestarsi anche a livello regionale con pericolosi slittamenti degli obiettivi della L.R 24/2017.
“Sul territorio stanno nascendo opportunità di rigenerazione urbana come l’intervento sulla Caserma Dante o quello al quartiere San Biagio Nord grazie a finanziamenti regionali. Interventi però a cui parallelamente deve accostarsi l’idea che non è più possibile continuare a consumare suolo vergine realizzando centri commerciali, nuove strade e nuove abitazioni.”